«Ho pensato che con la cattura di Messina Denaro, Cosa nostra operativa era finita. L’arresto di Riina è stato l’alfa, l’inizio, quello di Messina Denaro l’omega, la conclusione».
Lo ha detto il Generale Mario Mori, il comandante dei carabinieri del Ros quando Totò Riina finì in manette.
«Si è conclusa l’epoca dei Riina, dei Provenzano, dei Badalamenti, questa parte è finita. Anche se resta forte la cultura mafiosa, il sentire mafioso», ha spiegato.
Secondo il generale «può darsi che tra qualche anno si facciano avanti nuovi boss, nuovi elementi di spicco. Questo non si può sapere con certezza, ma ora quella che era la massima espressione operativa è stata debellata. È un dato di fatto, non si discute. Adesso è necessario che il piano del contrasto che continuerà a rimanere in piedi, salga di livello. Non sono più tanto la polizia, i carabinieri, la magistratura. È la politica che dovrà far fare un salto di qualità a quelle terre, con il lavoro, con la formazione, con la cultura. La cultura mafiosa continuerà a diffondersi solo se prolifererà il sentire mafioso».
«Non dico che non esiste la mafia, c’è la mafia economica, ci sono altri gruppi criminali, ma la mafia siciliana come siamo abituati a conoscerla ora non c’è più. Esistono dei nuclei con pochi elementi, ma non hanno il coordinamento, la struttura unificante che aveva Cosa nostra. E sono conosciuti alle forze di polizia, quindi contrastabili. Non ci sono più le famiglie, strutturate a livello provinciale, regionale», ha detto ancora Mori.
Alla domanda se ci sia qualcosa che non ha funzionato nelle indagini su Matteo Messina Denaro, il generale risponde: «Faccio una critica alle forze di polizia in senso lato, ne ho fatto parte, quindi mi metto dentro. Sono composte da una struttura di controllo del territorio e una struttura investigativa. Di fronte a fenomeni così specifici, così radicati e pericolosi, le strutture centrali di polizia, carabinieri e altri, non possono contrastare da soli il fenomeno perché non hanno i mezzi, la conoscenza adeguata. Ci vogliono delle strutture specifiche. L’aveva capito il generale Dalla Chiesa, poi è stato capito con la creazione del Ros. Totò Riina da me è stato arrestato in 5 mesi, senza pensare ai superiori, ai magistrati, ai condizionamenti. Ci voleva un gruppo di venti persone che dovevano fare solo quello. Quando ti metti a cercare il latitante, ci vorranno cinque mesi, un anno, due, ma lo prendi. Trent’anni è ingiustificato, è la dimostrazione che il sistema di polizia italiano è falloso. Meno stati maggiori, quindi, alti consensi direttivi, più tecnica e specializzazione. Purtroppo molti a livello di comando non recepiscono né concepiscono questo concetto».