Pensioni minime a 1.000 euro al mese? “È irrealizzabile, l’Inps in pochi anni andrebbe in default”

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Pensioni minime a 1.000 euro al mese, si può? “È irrealizzabile. Costerebbe 27 miliardi l’anno e l’Inps in pochi anni andrebbe in default”.

Lo ha detto il presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, nel corso della presentazione del decimo rapporto

“Il bilancio del sistema previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2021”. “Se fossero garantiti a tutti 1.000 euro al mese, pur non avendo versato i contributi – aggiunge Brambilla – potrebbero risentirsi quei lavoratori che versando i contributi arrivano a 1000 euro al mese, che netti diventano poi meno”.

La riforma delle pensioni deve introdurre un “criterio di flessibilità universale” secondo Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e presidente di `Lavoro e welfare’. “Domani – spiega – si apre il confronto tra Governo e parti sociali sul tema delle pensioni. Il ministro del Lavoro Marina Calderone, dopo le misure-ponte della legge di Bilancio, ha annunciato una riforma `strutturale’ del sistema. Questo intervento, che ci auguriamo arrivi a buon fine, è la condizione di partenza per superare la legge Fornero, che non è mai stata cancellata, al di là delle dichiarazioni propagandistiche e delle promesse elettorali”.

Per Damiano “la chiave di volta è quella di introdurre un criterio universale di flessibilità nell’uscita dal lavoro verso la pensione, mano a mano che, con il passare del tempo si restringe, fino a scomparire, la platea dei lavoratori cosiddetti `retributivi'”.

“Il modello di flessibilità – secondo l’ex ministro – deve tener conto, ovviamente, della diversa condizione dei lavori gravosi e usuranti. Accanto a questo si tratta di assicurare ai giovani una pensione di garanzia dignitosa, nonostante la discontinuità del lavoro, valorizzando i loro contributi: ad esempio, attraverso il riconoscimento dei periodi formativi; di riconoscere il lavoro di cura ai fini contributivi, in particolare quello delle donne; infine, di tornare a valorizzare e rilanciare la previdenza complementare, anche attraverso un nuovo periodo di silenzio assenso per l’iscrizione ai Fondi”. Conclude Damiano: “Occorrerà anche aprire un confronto sul tema della indicizzazione delle pensioni, dopo il taglio effettuato dall’ultima legge di Bilancio”.

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