La decisione di Germania e Stati Uniti di inviare a Kiev i carri armati Leopard e Abrams: “significa una escalation politica ma per la guerra è tutto un altro discorso”.
Così Dario Fabbri, Direttore del mensile Domino e della Scuola di Domino, ospite di Corrado Formigli a PiazzaPulita, su La7, nella puntata del 26 gennaio.
“Non siamo ai 300 mezzi che ha chiesto Volodymyr Zelensky. Non solo i Leopard non sono gli Abrams. Quindi, siamo davanti a una svolta? Ni. Non eccezionale sul piano tecnico e difficile”, ha spiegato l’esperto di geopolitica. “In primo luogo, le cose sul terreno non stanno andando bene per l’Ucraina, a differenza di ciò che si è raccontato”, sottolinea Dario Fabbri. La propaganda c’è da tutte le parti ed è legittimo parteggiare per l’Ucraina”, ha aggiunto.
“All’Italia non conviente che la Russia si allarghi sul Continente, anche se non ce ne importasse nulla della guerra”, ha detto ancora Fabbri. “Cinque giorni fa lo Stato Maggiore americano ha consigliato a Kiev di lasciar stare Bakhmut e il Donbass, di ritirarsi e concentrarsi su Kherson. Il secondo dato che emerge è che gli americani fanno più fatica a tenere compatto il fronte occidentale perché lo scambio dialettico avuto con la Germania è stato a tratti drammatico. Scholz si è messo a discutere ad alta voce con gli americani e ha ottenuto la copertura politica dagli Stati Uniti, però gli americani hanno fatto fatica a convincere la Germania, un anno fa non sarebbe stato così”., ha aggiunto
certo che non vanno bene! Con tutto il rispetto per Fabbri, non ci voleva un esperto per capirlo! Senza le armi occidentali gli ucraini avrebbero perso il confronto in 3 mesi o poco più.
Gli apparati bellici nonché economici russi quante volte sono superiori a quelli ucraini? Almeno 100 volte! Ergo: Putin avrebbe chiuso la “partita” in breve tempo.