«Benigni viene sempre invitato sul palco dell’Ariston. Celebra la Costituzione del resto, quella Costituzione che non viene applicata ma su questo non osa mettere il becco il Benigni “conformista” (così diverso da quello giovane). Scrive a proposito Travaglio oggi sul Fatto: “il pistolotto diabetico di Benigni sulla Costituzione che prima era la più bella del mondo, poi nel 2016 quando Renzi voleva sfracellarla divenne orrenda e ora è tornata bellissima, infatti armiamo quello che scrive la letterina come se non ci fosse un domani e un articolo 11”».
Lo ha scritto in un post su Facebook Alessandro Di Battista.
«Una fotografia dell’ipocrisia, quella che sul palco dell’Ariston (insieme a grandi artisti, spettacolo e anche sane e nobili battaglie) non manca mai. Chi invece proprio non può salirci su quel palco è il popolo palestinese. Neppure Assange o sua moglie. E neanche le denunce sulle relazioni tra il capitalismo finanziario (i grandi fondi di investimento), le fabbriche di armi e le case farmaceutiche», prosegue l’ex deputato.
«Questi temi sono proibiti, bannati, respinti. Perché tutto quello che infastidisce (o potrebbe infastidire) il potere, quello vero, quello che conta (non parlo di Salvini che oggi chi lo attacca dà un piacere alla Meloni) non può finire al Festival. D’altronde fino a che la RAI sarà un’azienda di fatto governativa questa sarà la realtà. Almeno noi ricordiamo quel che non viene mai ricordato!», conclude il post.
In un altro messaggio sul social network, Di Battista ha denunciato: «Sull’Ariston, ripeto, si può (grazie a Dio) parlare di tutto ma non dei palestinesi o di chi li difende. Martoriati, assassinati, segregati, emarginati, scacciati, terremotati (pensate che decine e decine di rifugiati palestinesi sono morti nell’ultimo tragico terremoto in Turchia e Siria. Erano nei campi profughi). Oltretutto dimenticati. Perché per il mainstream Sanremo è Sanremo ma i palestinesi non sono niente».