“Non è facile stabilire l’impatto monetario del sostegno militare italiano all’Ucraina in questo primo anno di guerra. Da un lato, perché è uno dei pochissimi paesi che non rivela il dettaglio delle armi cedute e di conseguenza è difficile fare una valutazione del controvalore”.
Lo ha detto all’agenzia Dire Francesco Vignarca, il coordinatore campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo.
Il coordinatore continua spiegando che “inizialmente, l’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva parlato di 150 milioni di euro di materiali, poi altre stime hanno fatto lievitare questa cifra a 360 milioni, e infine l’Osservatorio tedesco Kiel ha diffuso una stima di 660 milioni. Poche settimane fa- continua Vignarca- l’attuale ministro degli Esteri Antonio Tajani parlato di 1 miliardo di euro di controvalore. Prendendo in considerazione questi dati, con l’Osservatorio Milex abbiamo elaborato una stima di 800 milioni di costo diretto”. Il coordinatore spiega che tale cifra è stata calcolata alla luce “dell’invio di soldi all’Italia dal cosiddetto European peace facility, ossia il fondo creato per aiutare i Paesi europei a coprire le spese per l’invio degli armamenti”.
Secondo Vignarca bisogna tenere conto anche “di una quota” che il nostro Paese ha speso – o dovrà spendere – che “riguarda le spese che il governo dovrà affrontare per ricomprare quei materiali di scorta di cui i magazzini della Difesa si sono privati”.
Al di là delle questioni di valutazione monetaria, conclude l’esperto, “è però evidente che un anno di invii di armamenti non ha affatto avvicinato la pace e anzi sta determinando una situazione di stallo che potrebbe generare una guerra endemica in Europa per tantissimi anni”.