Secondo Marco Travaglio le minacce del conduttore russo Vladimir Solovyev all’Italia sarebbero rivolte ai due soci di minoranza del governo Meloni.
«Ricordo che in questa maggioranza ci sono due soggetti che evidentemente o avevano preso impegni o erano considerati amici. Evidentemente agli occhi del Cremlino e dei suoi trombettieri i due non stanno dando tutto quello che potrebbero dare o che avevano promesso. E quindi ogni tanto vengono richiamati all’ordine», ha detto il direttore del Fatto Quotidiano a DiMartedì, su La7, facendo riferimento a Silvio Berlusconi e a Matteo Salvini.
«Berlusconi e Salvini sono putiniani e non pacifisti, perché, quando parlano, sembrano che debbano dare qualche rassicurazione e qualche messaggio a Putin, ma quando si tratta di scegliere di far cadere il governo e quindi di perdere le poltrone che hanno sotto le terga oppure no, decidono che è meglio di no», ha aggiunto.
«È chiaro» ha continuato Travaglio «che, quando Berlusconi e Salvini parlano, non c’è solo il loro putinismo, per me inaccettabile, ma c’è anche quel radar che i politici più sensibili hanno nei confronti di un’opinione pubblica che, secondo me, in modo crescente manifesta insofferenza e incredulità rispetto al fatto che dopo un anno di guerra siamo qui a ripetere gli stessi mantra e a mandare le stesse armi, senza sapere dove andremo a finire qual è lo sbocco, qual è la strategia».
«C’è un grande rimosso, che si chiama nucleare e che nessun opinionista nomina mai perché improvvisamente hanno deciso che Putin, che fino all’altro giorno era pazzo, adesso è talmente saggio che non userà il nucleare. Però il nucleare è sempre lì perché è una guerra tra una potenza che ha 6mila testate nucleari e un’altra che ne ha zero», ha concluso il giornalista.
Il conduttore russo Solovyev: «Chissà se a Milano si ricordano come baciavano le mani dei soldati russi» https://t.co/J5nZbjDosb
— Ascolta la Notizia (@ANotizia) March 1, 2023
Travaglio ci azzecca quasi sempre, esprime considerazioni difficilmente controvertibili, si limita
a deduzioni logiche su fatti reali come questa situazione che in un Paese normale con uno Stato politico normale il Governo così posto e contrapposto su questioni internazionali più che delicate oso dire pericolose sarebbe già caduto o sciolto per manifeste contraddizioni interne sulle politiche economiche e militari estere.