«Di fronte alle migliaia di morti e le consulenze che ci dicono che questi potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione».
Lo ha detto il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani a proposito dell’inchiesta appena chiusa sul Covid nella Bergamasca.
«La nostra scelta è stata quella di offrire tutto il materiale raccolto ad altri occhi, che saranno quelli di un giudice, di un contraddittorio con i difensori perché è giusto che la ricostruzione la diano gli interessati e da tutto questo ricavare l’esperienza non solo di carattere giudiziario, ma anche scientifico, amministrativo» quindi «una lezione, una grandissima riflessione», ha aggiunto Chiappani.
La speranza del procuratore è che «al di là delle accuse, delle polemiche che senz’altro ci saranno» questo sia «uno strumento di riflessione». C’è stata una «insufficiente valutazione di rischio. Il nostro scopo era quello di ricostruire cosa è successo e di dare una risposta alla popolazione bergamasca che è stata colpita in un modo incredibile, questa è stata la nostra finalità, valutare se un’accusa può essere mantenuta come noi valutiamo di fare proprio per questa insufficiente valutazione di rischio».
Con un «decreto» del “23 febbraio 2020» – ha continuato Chiappani – «era stata richiamata la legislazione sanitaria precedente, per cui nel caso di urgenza c’era la possibilità sia a livello regionale sia anche a livello locale di fare atti contingibili e urgenti in termine tecnico, cioè di chiudere determinate zone, c’era questa possibilità e poteva essere fatto proprio in virtù di questo diretto richiamo, fatto in un decreto di emergenza del 23 febbraio».
Il direttore dell’Iss Silvio Brusaferro, nonostante le raccomandazioni e gli alert lanciati dall’Oms a partire dal 5 gennaio 2020 avrebbe proposto «di non dare attuazione al Piano pandemico, prospettando azioni alternative, così impedendo l’adozione tempestiva delle misure in esso previste», hanno scritto i pm di Bergamo nell’avviso di chiusura dell’indagine sulla gestione del Covid in cui Brusaferro è indagato per epidemia colposa e rifiuto di atti d’ufficio con, tra gli altri, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, Claudio D’Amario ex dg della prevenzione del ministero, e con Angelo Borrelli, ex capo della Protezione Civile.
Un procuratore non deve dare elementi per riflessioni. Deve invece fornire prove. Se no è meglio che taccia.
Solito protagonismo giudiziario