Inchiesta Bergamo: le chat tra i membri del Cts, Brusaferro: «Tutti pensano che il test serva a qualcosa»

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«Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa».

Lo scriveva il 22 febbraio 2020, il giorno dopo Paziente 1, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, con riferimento all’uso dei tamponi a tappeto, in una chat con Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine.

In quel periodo la valutazione era non procedere con l’«uso massiccio dei tamponi», anche se in UK era stato comunicato che «oltre 2/3 dei portatori sani provenienti dalla Cina sono rimasi ‘undetected’ e hanno avuto il tempo di diffondere il virus».

Secondo quanto riportato dall’Ansa, il 15 marzo 2020, meno di una settimana dall’inizio del lockdown, Ranieri Guerra, allora numero due dell’Oms scriveva su Whatsapp a Brusaferro, al quale aveva chiesto se fosse vera la decisione «di fare tamponi a tutti a tappeto». Nella chat, agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione dell’epidemia in Val Seriana, Brusaferro rispondeva a Guerra: «No è che ognuno va per conto suo». E il direttore vicario dell’Oms ribatteva: «Ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti… ha convenuto, spero…».

«Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e Ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui, la guerra mondiale», è uno dei messaggi WhatsApp tra Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero della Salute, e una funzionaria ministeriale, ora agli atti dell’inchiesta di Bergamo. Ruocco, il 29/2/2020 scriveva : «mancano le maschere, Conte ci fa cambiare le misure per la prossima settimana (chiusure/aperture) mano a mano che sentono le regioni; ci chiedono di ipotizzare ospedali da campo e attrezzature relative; ci chiedono linee guida per la gestione sub intensiva dei pazienti etc etc».

1 COMMENT

  1. questa è la prova provata che l’Italia è un paese morto nelle coscienze, unici al mondo a chiedere danni al proprio governo per ottenere soddisfazioni personalistiche, alla faccia del patriottismo o degli interessi nazionali.

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