Stretta sul fumo all’aperto, Gino Paoli: «Se vietano le sigarette pronto a fondare il partito dei tabagisti»

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«Visto che in Italia ci sono 12 milioni di fumatori vincerei anche bene. Poi cercherei di evitare imposizioni sul dove e quando fumare. Le leggi scattano quando manca l’educazione. Un tempo, specie fra altre persone, si chiedeva il permesso: scusate, do fastidio? Se la risposta era no, mica ti mettevi a farti gli affari tuoi nella carrozza di un treno».

Così Gino Paoli parlando in un intervista a La Stampa della nuova stretta sul fumo all’aperto annunciata dal ministro Salute Orazio Schillaci.

Il cantante ha raccontato che una volta chiese allo scrittore Andrea Camilleri, anche lui fumatore, se il fumo facesse male: «Mi rispose: a novant’anni sono ancora vivo, mentre miei amici morigerati non ci sono più. Mi confortò che la pensasse così».

Mentre Paoli, a 88 anni, ha detto di trovarsi nelle stesse condizioni di Camilleri: «Gente che conoscevo e che faceva una vita sana se n’è andata. Tragga le sue deduzioni». In più, aggiunge, «lo Stato tassando le sigarette fa soldi. Hanno pensato a quanti ne perderebbero?».

Per il cantante la sigaretta è «un’abitudine, una dipendenza. Ma anche un amico a cui chiedi di aiutarti. A un certo punto avevo smesso. Poi, in un corridoio d’ospedale, dopo l’ictus di mio padre ho ricominciato. Ero depresso e l’unica cosa che mi è venuta è stata quella».

Quanto alla stretta del governo, Paoli ha detto: «Sa qual è la mia prima reazione? Fatevi i fatti vostri, ai miei ci penso io. Ma se non sai nulla, se fai le cose solo per vezzo, è giusto che ti proibiscano questo e quello. Un cretino è un cretino».

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