Casellati annuncia una riforma storica della Costituzione: elezione diretta di Capo Stato e premier

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La ministra delle Riforme istituzionali e della semplificazione normativa, Elisabetta Casellati, ha annunciato in audizione in Commissione affari costituzionali al Senato per comunicazioni sulle linee programmatiche che presenterà un disegno di legge di riforma della seconda parte della Costituzione entro l’estate.

La riforma avrà due obiettivi principali: un rapporto più diretto tra la comunità nazionale e i suoi rappresentanti attraverso meccanismi di elezione diretta dei vertici delle istituzioni e la stabilità del governo mediante meccanismi che superino l’instabilità delle istituzioni rappresentative. La ministra ha sottolineato la fragilità del sistema politico-istituzionale italiano, che ha visto succedersi 68 governi in 75 anni di Repubblica, con un tempo medio di durata di quattordici mesi, causando conseguenze negative sull’economia del paese. La riforma mira a superare queste criticità e promuovere uno sviluppo economico più stabile e duraturo. La ministra non ha fornito ulteriori dettagli sulla riforma della seconda parte della Costituzione.

«Entro l’estate presenterò un disegno di legge di riforma della seconda parte della Costituzione che verterà su due imprescindibili punti», ha detto Casellati in audizione.

I due versanti che caratterizzeranno la riforma saranno i seguenti: «Un rapporto fra la comunità nazionale e i suoi rappresentanti che passi attraverso meccanismi di elezione diretta dei vertici delle istituzioni, siano essi, secondo il modello prescelto, il Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio; la stabilità del governo mediante meccanismi che consentano di superare l’atavica instabilità delle nostre istituzioni rappresentative», ha spiegato la ministra.

«Nei settantacinque anni della Repubblica si sono infatti succeduti 68 governi, con un tempo medio di durata di quattordici mesi. La fragilità del nostro sistema politico-istituzionale, dovuta all’incapacità di esprimere nel lungo periodo un pensiero politico stabile, produce conseguenze negative sulle imprese e i cittadini e quindi sullo sviluppo economico del nostro Paese», ha aggiunto.

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