Giudici del processo sulla strage di via D’Amelio: l’agenda rossa di Borsellino non è stata fatta sparire da Cosa nostra

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Secondo i giudici del processo per il depistaggio sulle indagini della strage di via D’Amelio, non è stata Cosa nostra a far sparire l’agenda rossa di Paolo Borsellino. Nelle motivazioni della sentenza a carico di tre poliziotti, depositate il 5 aprile in cancelleria, i giudici affermano che “la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile a una attività materiale di Cosa nostra”.

I giudici affermano che l’appartenenza istituzionale di chi ha sottratto l’agenda è incerta, ma potrebbe essere una persona che per funzioni ricoperte poteva intervenire indisturbata in quel determinato contesto spazio-temporale e che sapeva cosa era necessario e opportuno sottrarre. Inoltre, gli stessi giudici affermano che la sparizione dell’agenda potrebbe essere stata effettuata da soggetti esterni a Cosa nostra, con l’obiettivo di alterare il quadro delle investigazioni e impedire di indagare sulle matrici non mafiose della strage.

I giudici di Caltanissetta parlano anche della presenza di altri soggetti o gruppi di potere che potrebbero essere coinvolti nell’eliminazione di Paolo Borsellino, con un ruolo nella ideazione, preparazione ed esecuzione della strage di via D’Amelio. I giudici parlano di “plurimi elementi che inducono a ritenere prospettabile un ruolo, tanto nella fase ideativa, quando nella esecutiva, svolto da soggetti estranei a Cosa nostra nella strage”.

Inoltre, i giudici notano che la tempistica della strage rappresenta un elemento di anomalia rispetto al tradizionale contegno di Cosa nostra, che di regola diluisce nel tempo le azioni delittuose nel caso di bersagli istituzionali. Le motivazioni della sentenza contengono quasi 1.500 pagine e offrono un’analisi dettagliata della strage di via D’Amelio e delle sue conseguenze.

Secondo i giudici di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza sul depistaggio, ci sono convergenze di interessi nella ideazione della strage di via D’Amelio tra Cosa nostra ed ambienti esterni ad essa. I giudici ritengono che vi siano ulteriori elementi che inducono a ritenere asfittica la tesi che si arresta al riconoscimento della “paternità mafiosa” dell’attentato di via D’Amelio e della sua riconducibilità alla strategia stragista deliberata da Cosa nostra, come “risposta” all’esito del maxiprocesso e “resa dei conti” con i suoi nemici storici.

Gli occhi dei giudici sono puntati soprattutto sulla sparizione dell’agenda rossa di Borsellino. Secondo i giudici, non sono emersi nuovi elementi che consentano di dipanare l’intricata vicenda relativa alla scomparsa dell’agenda rossa. Inoltre, i giudici bacchettano alcuni testimoni che hanno reso testimonianze inconsistenti e contraddittorie. Queste testimonianze, secondo i giudici, non permettono una lettura certa degli eventi e aumentano la fallacia di qualsiasi conclusione tratta sulla sola base della combinazione tra le varie testimonianze.

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