Batteri multiresistenti trovati nella carne dei supermercati in Spagna: rischio gravi infezioni

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Uno studio dell’Università di Santiago de Compostela ha rivelato che oltre il 40% della carne venduta in Spagna è contaminata da un superbatterio.

La ricerca è stata realizzata analizzando 100 prodotti a base di carne scelti a caso in alcuni supermercati spagnoli. Secondo i dati dei ricercatori, i ceppi di due superbatteri, Escherichia coli (E. coli) e Klebsiella pneumoniae, in grado di causare gravi infezioni nell’uomo, sono stati trovati nel 40% dei polli, tacchini, bovini e suini testati. In particolare, 40 dei 100 prodotti testati contenevano E. coli multiresistente.

Nell’analisi di 100 prodotti, è stato riscontrato che 40 di essi contenevano Escherichia coli multiresistente, inclusi ceppi che producono beta lattamasi ad ampio spettro (ESBL), enzimi in grado di conferire resistenza alla maggior parte degli antibiotici comunemente utilizzati, comprese le penicilline, le cefalosporine e il monobactam aztreonam. I batteri multiresistenti sono stati identificati nel 68% dei campioni di tacchino, nel 56% dei campioni di pollo, nel 16% dei campioni di manzo e nel 12% dei campioni di maiale. Secondo i ricercatori, il pollame risulta essere il tipo di carne maggiormente contaminato, probabilmente a causa delle differenze di allevamento e macellazione.

Il 27% dei campioni di carne analizzati conteneva ceppi di Escherichia coli potenzialmente patogeni a livello extraintestinale (ExPEC), in grado di causare malattie al di fuori del tratto gastrointestinale, come infezioni delle vie urinarie, e considerati una delle principali cause di sepsi o batteriemia nell’adulto e la seconda causa più comune di meningite nei neonati. Inoltre, un altro 6% dei campioni analizzati conteneva ceppi di Escherichia coli appartenenti alle ExPEC, che possono causare gravi infezioni delle vie urinarie. Infine, l’1% dei campioni di carne conteneva ceppi di Escherichia coli portatori del gene mcr-1, che conferisce al batterio una certa resistenza alla colistina, un vecchio antibiotico di ultima scelta nel trattamento di infezioni causate da germi resistenti a tutti gli altri antibiotici.

In una ricerca precedente, gli autori di questo studio avevano riscontrato alti livelli di contaminazione da batteri resistenti agli antibiotici, potenzialmente in grado di causare gravi infezioni nell’uomo, nel pollo e nel tacchino. Con questo ultimo studio, hanno dimostrato che anche altri tipi di carne, come manzo e maiale, possono essere contaminati e rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Pertanto, si auspica che vengano presto introdotti controlli regolari sui livelli di batteri resistenti agli antibiotici, compresi quelli appartenenti all’ExPEC, nella carne.

La dott.ssa Azucena Mora Gutiérrez, autrice dello studio, ha affermato che si potrebbe intervenire «con la creazione di laboratori di sorveglianza per consentire il rilievo tempestivo di batteri ad alto rischio negli animali da allevamento e nella carne, e per valutare le conseguenze delle restrizioni nell’uso degli antibiotici nella medicina veterinaria, richieste dall’UE». «E ancora con l’impiego di vaccini negli allevamenti per ridurre la presenza di specifici batteri multiresistenti e patogeni negli animali da produzione alimentare, che ridurrebbero i rischi per i consumatori», ha aggiunto.

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