Giletti, Il Foglio: «Cairo ha chiuso Non è l’Arena perché gli faceva perdere una barca di soldi»

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A spingere La7 a decidere la chiusura della trasmissione Non è l’Arena sono state la mancanza di ascolti e le perdite finanziarie.

Addirittura, Salvatore Baiardo, l’ex gelataio condannato per mafia spesso ospite del programma di Massimo Giletti, aveva proposto di trovare aziende disposte ad investire nella pubblicità mandata in onda durante le puntata per aiutare a coprire le spese.

Lo scrive oggi sul Foglio Salvatore Merlo, spiegando che non c’è alcun «mistero Giletti», ma la vicenda della foto che ritrae Silvio Berlusconi, Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino potrebbe essere un elemento importante dell’inchiesta sulle stragi a Firenze, sempre che la foto esista veramente e che venga alla luce. «Urbano Cairo ha chiuso il programma di Massimo Giletti su La7, quello grazie al quale l’Onu è stata sul punto di inserire l’Italia nell’elenco dei paesi sottosviluppati, perché ormai Giletti gli faceva perdere una barca di soldi», spiega Merlo.

La situazione di Non è l’Arena si era resa insostenibile nell’ultimo mese, con una raccolta pubblicitaria di 50.000 euro e un costo di 200.000 euro, superiore al normale costo di un talk show, come riportato dal Foglio. L’editore Urbano Cairo ha quindi deciso di chiudere la trasmissione. Nonostante avesse una media di 1,4 milioni di spettatori durante la stagione 2017-2018, negli anni successivi il programma ha visto una diminuzione del pubblico del 50%, con una media di 779.000 spettatori. Questa stagione aveva registrato una crescita dell’Auditel, ma la pubblicità non entrava comunque.

«Praticamente nessuno è disposto a pagare per avere uno spot di biscotti dentro a una trasmissione che quando hai finito di vederla ti fa venire voglia di uscire di casa e spaccare le vetrine», ha detto l’amministratore delegato di una concessionaria in anonimo.

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