Repubblica e la santificazione di Zelensky: Orsini mette in luce la verità senza giri di parole

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Il professor Alessandro Orsini ha criticato la copertura mediatica di Repubblica riguardo al presidente ucraino Zelensky. Contrariamente alla narrazione, Orsini sostiene che Zelensky non sia comandante in capo, ma «un comandante con un capo», ovvero Biden. Inoltre, il docente ha rimarcato che Kiev è in bancarotta dall’inizio della guerra e che la strategia di combattere una guerra con le risorse altrui contro una superpotenza nucleare confinante è fallimentare. Orsini ha infine invitato a riflettere sulla società libera, rimarcando l’importanza del movimento pacifista nel futuro.

«Oggi “Repubblica”, perseverando nel suo processo di santificazione del presidente ucraino contrario al progetto illuministico che non prevede santificazioni per nessuno, scrive, colma di ammirazione, che “Zelensky è il comandante in capo”. Zelensky non è il comandante in capo; Zelensky è il comandante con un capo, Biden», ha scritto Orsini in un post su Facebook pubblicato mercoledì.

«Non si è mai visto un comandante in capo condure una guerra con le armi e i soldi altrui. Zelensky è in bancarotta dall’inizio della guerra. Non ha armi, non ha munizioni, non ha addestramento, non ha internet che gli viene concesso generosamente dai governi occidentali. La strategia di Zelensky è di combattere una guerra decennale con le armi e i soldi altrui contro una super potenza nucleare peraltro confinante. Chiamala strategia. Chiamalo stratega. Chiamalo stratega uno che progetta una guerra di dieci anni con la Russia senza armi», ha spiegato il docente.

«Tenetevi la Repubblica e il Corriere della Sera. Io mi tengo la ragione illuministica. Mai come in questo momento dovremmo tutti correre ad ascoltatare questa meravigliosa canzone italiana. Questo capolavoro assoluto che non smette mai di ispirarmi. “Io rifletto milioni contro uno”. Riflettete, proteggete la società libera. Il movimento pacifista è il futuro. Quando tutto sarà perso, tutti torneranno a noi. Grazie a tutti coloro che si battono per la pace in Siria. Grazie a tutti i pacifisti italiani che non si fanno intimorire dalle ritorsioni sul lavoro, dalle minacce alla carriera e dagli insulti nella vita quotidiana. Tutta la diffamazione di questi 15 mesi mi ha reso soltanto più forte. Giornalisti come Fiorenza Sarzanini li fronteggio senza problemi (con riferimento alle ultime parole di Sarzanini su di me pronunciate alla Luiss)», conclude il post.

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