Ponte Morandi, l’ex ad di Edizione in aula: «Nel 2010 emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo»

0
19

«Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo», ex direttore generale operazioni di Autostrade per l’Italia, «mi rispose: “ce la autocertifichiamo“. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico».

A dirlo è Gianni Mion, ex ad di Edizione, la holding dei Benetton, oltre che ex consigliere di amministrazione di Autostrade per l’Italia e della sua ex controllante, Atlantia, nella sua testimonianza al processo di primo grado in corso a Genova per il disastro del ponte Morandi, che il 14 agosto del 2018 crollò uccidendo 43 persone. La riunione cui fa riferimento Mion si è tenuta tenuta il 16 settembre 2010: vi parteciparono Mollo, l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci (entrambi imputati), Gilberto Benetton (ex vicepresidente di Edizione, morto nell’ottobre 2018), i membri del collegio sindacale di Atlantia e – secondo il ricordo di Mion – tecnici e dirigenti di Spea Engineering, la società controllata da Autostrade che fino al 2019 si occupava delle manutenzioni e dei controlli sulla rete.

«I tecnici Aspi ci dissero che c’era un difetto originario sul Morandi– ha detto l’ex ad– il direttore generale rispose che avrebbe autocertificato lo stato di salute. Non feci nulla, è il mio grande rammarico».

Secondo Mion «fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato». Dopo le intercettazioni e il crollo nella galleria Bertè (A26, il 30 dicembre 2019, ndr), ha aggiunto, «avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c’era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c’era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla».

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here