La vittoria di Mario Puddu alle elezioni comunali di Assemini dice tanto sia del nuovo sindaco, sia della parabola involutiva del Movimento di Giuseppe Conte.
Mario Puddu è stato il primo sindaco grillino in Sardegna, nel 2013. Per 5 anni ha governato la città in maniera egregia, una vera amministrazione a 5 Stelle. Dopo di che non[wlm_private “SEF+”] si è ricandidato, ma grazie alla sua popolarità nel 2018 ha fatto eleggere la sua vice Sabrina Licheri come sindaco di Assemini. È stato il coordinatore della campagna elettorale per le politiche del 2018 in Sardegna, dove il Movimento si è affermato con percentuali bulgare, facendo eleggere tanti parlamentari sardi, su tutti quell’Ettore Licheri che diventerà prima presidente della Commissione Affari Europei del Senato e poi capogruppo del Movimento. Puddu invece non si candida per le politiche. Fa andare avanti gli altri e decide di concorrere per le regionali in Sardegna per il Movimento. Ma poco prima dell’ufficializzazione della sua candidatura, nel 2019, viene raggiunto da un’indagine. Per le regole del Movimento decide di farsi da parte in silenzio. Passano gli anni e per Puddu arriva l’assoluzione piena, ma nel frattempo il Movimento è diventato di proprietà di Giuseppe Conte e il referente sardo è quel Licheri che proprio Puddu aveva fatto eleggere, assieme alla vicepresidente Todde.
Un Movimento sano avrebbe fatto i ponti d’oro a una persona onesta e leale come si era dimostrata Puddu. Conte se ne frega. Licheri e Todde hanno paura che la sua popolarità lo oscuri e lo fanno fuori. Nessun ruolo nella riorganizzazione del Movimento, nessuna considerazione per la sua esperienza e le sue capacità. Non passa neanche per la testa a Conte di avere per le mani una persona per bene e che ha saputo lavorare bene sul territorio e candida un signor nessuno assieme, ovviamente, al PD. Risultato: gli elettori di Assemini premiano Puddu (che stacca al primo turno sia M5S e Pd sia centrodestra e al ballottaggio dà 13 punti di distacco al candidato di Conte) e il Movimento perde un’altra città che amministrava da 10 anni, come Pomezia.
Cosa ci dice questo del Movimento di Conte? Che Conte non ha capacità politiche. Ha voluto far fuori chiunque nel Movimento avesse un cervello, un’esperienza pregressa, un consenso politico per riempirlo di signor nessuno che gli dicono sempre sì. Come Puddu, tante altre persone sono state fatte fuori dal Movimento per lasciare spazio all’ego di Conte. I risultati si vedono: attorno a Conte c’è il nulla e il Movimento ha perso oltre il 70% dei voti. Dopo ogni elezione da quando è diventato padrone del M5S Conte annuncia la riorganizzazione dei territori, che puntualmente non avviene mai. Ma come puoi farti valere sui territori se le persone valide, come Puddu, le allontani dal Movimento? È impossibile. Si ottiene l’effetto contrario: si scompare. Questa storia a Conte non insegnerà nulla. Gli elettori invece hanno già capito tutto. Assemini docet.
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