«Se a Lampedusa avessimo messo mani e pensieri 25-30 anni fa, forse non saremmo arrivati a questo».
È quanto sostiene Claudio Baglioni, il quale per anni si è impegnato per sensibilizzare sulla questione migranti in Sicilia.
«È una storia lunga 30 anni, ma non possiamo cambiare la geografia. Ora sono cavoli per tutti. Bisogna solo attrezzarsi a poter trovare una soluzione, senza che questi argomenti diventino ancora una volta materia per scopi elettorali, perché altrimenti non se ne viene fuori», ha detto, sottolineando «che nessuno ha mai messo in atto una soluzione vera».
«Con quella rassegna abbiamo cercato di dire a un’opinione pubblica che era lontana che quelle cose accadevano già venti anni fa. Ma alla fine mi sono sentito sconfitto: i contributi bisognava faticarseli ogni anno e quella è stata un po’ una delusione», ha spiegato con riferimento al il festival O’ Scià.
«Pensavamo di aver costruito qualcosa di diverso e di importante che andava oltre il torneo di bocce con il quale eravamo in gara per gli stessi fondi, ma non è cambiato niente. E nel mondo non c’è solo Lampedusa perché le persone si muovono in cerca di situazioni migliori per la loro vita. Non possiamo condannare chi lo fa e non possiamo nemmeno condannare chi non ne può più. Come la guerra: vincono solo i potenti, il popolo coglione deve solo cercare di scansare la palla di cannone», ha concluso.