La questione dei deepfake e delle loro implicazioni sulla collettività continua a suscitare preoccupazione, soprattutto alla luce di un caso recente proveniente dalla Corea del Sud. La storia di Runa, un nome fittizio scelto per tutelare la sua privacy, mette in evidenza le conseguenze devastanti che queste tecnologie possono avere sulla vita delle persone.
Nel 2021, durante un pranzo estivo, Runa ha visto la sua vita stravolta da una serie di notifiche sul suo smartphone. Qualcuno aveva rubato le sue immagini dai social media, modificandole attraverso l’intelligenza artificiale per sovrapporre il suo volto a corpi nudi. Le immagini alterate sono state poi diffuse su Telegram, accompagnate da commenti volgari e minacciosi, con utenti che sembravano conoscere dettagli intimi della sua vita. Questo episodio non è isolato; la diffusione di tali tecnologie ha portato a un aumento del fenomeno del revenge porn, con effetti devastanti sulle vittime.
La Corea del Sud sta affrontando una vera e propria emergenza legata ai deepfake. Secondo il Ministero dell’Istruzione, tra gennaio e novembre 2023, oltre 900 studenti e insegnanti sono stati colpiti da crimini sessuali legati a queste tecnologie. Per contrastare il fenomeno, il governo ha inasprito le pene: la sola visione o il possesso di materiale deepfake può comportare fino a tre anni di carcere, mentre la creazione e diffusione possono portare a pene fino a sette anni. Tuttavia, dei 964 casi registrati nel 2023, solo 23 hanno portato a un arresto.
Delusa dalla risposta inadeguata delle autorità, Runa ha deciso di collaborare con l’attivista Won Eun-ji, nota per aver smascherato una rete criminale su Telegram nel 2020. Dopo un lungo periodo di indagini, la polizia ha arrestato due studenti dell’Università Nazionale di Seoul, uno dei quali è stato condannato a nove anni di carcere. Questo intervento ha rivelato ulteriori 61 vittime, segno che il problema è ben più ampio di quanto inizialmente previsto.
In un’intervista con CNN, un’insegnante di nome Kim ha condiviso la sua esperienza simile, scoprendo che l’autore delle immagini diffamatorie era un suo allievo. Nonostante la denuncia, la sua vita ha subito cambiamenti drammatici, aggravati dalla mancanza di empatia da parte della comunità. Runa ha sottolineato che, nonostante alcune condanne, molti colpevoli rimangono impuniti, evidenziando la lunga strada da percorrere per affrontare questo problema.
Recentemente, anche YouTube ha avviato una campagna contro i deepfake generati dall’intelligenza artificiale, collaborando alla creazione della legge nota come NO FAKES ACT. Questo sviluppo sottolinea la crescente attenzione verso la necessità di regolamentare l’uso di tecnologie potenzialmente dannose e di proteggere le vittime di abusi digitali.