Nel 2025, nel cuore della Germania, un team di paleontologi ha fatto una scoperta significativa all’interno di una miniera. Hanno rinvenuto un fossile di insetto che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’evoluzione di uno degli insetti più iconici, presente in arte e letteratura: la cicala.
Il fossile, datato a circa 47 milioni di anni fa, ha portato alla luce due esemplari di una cicala preistorica, scientificamente denominata Eoplatypleura messelensis. Questo ritrovamento offre uno spaccato della vita durante l’Eocene, quando l’Europa era coperta da una lussureggiante foresta subtropicale. Gli scienziati ipotizzano che queste cicale avessero una colorazione che permetteva loro di mimetizzarsi in un ambiente ricco di predatori, un aspetto che è stato oggetto di rappresentazioni artistiche.
Secondo quanto riportato dagli autori della scoperta in un articolo pubblicato su Scientific Communications, l’Eoplatypleura messelensis rappresenta uno dei più antichi esemplari di cicale mai trovati e il più antico della sottofamiglia Cicadinae a livello globale. Questa evidenza suggerisce che possa essere l’antenato delle cicale moderne, aprendo nuove strade nella ricerca evolutiva.
L’analisi dei resti fossili ha rivelato un’altra caratteristica interessante: questa specie era in grado di emettere suoni simili al canto delle cicale, un fenomeno che possiamo ancora osservare ogni estate nei nostri parchi e campagne. Questo canto, riconoscibile, è fondamentale per la comunicazione tra i maschi e le femmine, consentendo loro di localizzarsi e di organizzarsi nel territorio.
Tuttavia, attenzione a non sottovalutare la presenza delle cicale. Quando ci si trova sotto un albero ricolmo di questi insetti, si potrebbe essere colpiti da un curioso fenomeno, di cui si è parlato in un articolo precedente.