
Un recente studio pubblicato sulla rinomata rivista Nature Cities ha rivelato che non solo New York sta affrontando il problema dello sprofondamento, ma anche molte altre metropoli statunitensi. Secondo le analisi, circa 34 milioni di persone sono a rischio a causa di questo fenomeno, che colpisce in modo differente le varie città.
Il parere degli esperti
Leonard Ohenhen, ricercatore della Columbia Climate School della Columbia University e autore principale dello studio, ha dichiarato: “Invece di dire semplicemente che è un problema, possiamo rispondere, affrontare, mitigare, adattarci. Dobbiamo trovare delle soluzioni“. Le parole di Ohenhen sottolineano l’urgenza di affrontare la questione, non solo con un approccio di allerta, ma anche con strategie pratiche e soluzioni efficaci.
Le cause della subsidenza
La subsidenza del terreno, ovvero il lento e progressivo sprofondamento del suolo, è un fenomeno che si verifica principalmente nelle aree costiere, dove la combinazione di sprofondamento e innalzamento del livello del mare può portare a situazioni critiche per città come New Orleans e San Francisco. Tuttavia, l’analisi ha dimostrato che anche le aree interne non sono esenti da questo problema.
Per confermare questa tesi, i ricercatori hanno utilizzato dati di telerilevamento forniti dai satelliti Sentinel-1 dell’Agenzia Spaziale Europea, creando mappe dettagliate del movimento verticale del terreno. I risultati hanno mostrato che in tutte le 28 città esaminate si registra almeno un’area in sprofondamento, coprendo circa il 20% dell’intera area urbana. Inoltre, 25 di queste città presentano oltre il 65% della loro superficie in cedimento.
Le città più colpite
Tra le città che mostrano il fenomeno in modo più drammatico ci sono Houston, Dallas, Fort Worth, Chicago, Columbus, Detroit, Denver, New York, Indianapolis e Charlotte. In queste metropoli, lo sprofondamento interessa addirittura il 98% dell’area urbana. Houston, Dallas e Fort Worth registrano le percentuali più elevate, con oltre il 70% delle loro aree che sprofondano a una velocità superiore ai 3 mm all’anno. Houston è la più colpita, con il 43% del suo territorio che si abbassa di oltre 5 mm all’anno e il 12% che raggiunge i 10 mm all’anno.
Fattori naturali e antropici
Le cause di questo fenomeno sono molteplici e riguardano sia fattori naturali che attività umane. Il terreno, infatti, non è statico ma subisce continui cambiamenti. Nelle città come New York e Nashville, il terreno sta lentamente adattandosi alla perdita delle calotte glaciali, un processo noto come adattamento isostatico glaciale, che provoca movimenti di sollevamento e abbassamento del suolo.
Tuttavia, l’intervento umano gioca un ruolo predominante nel cedimento del terreno urbano. Secondo i ricercatori, l’80% della subsidenza è legato all’estrazione di acqua dalle falde acquifere. In alcune regioni, come il Texas, la situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di giacimenti di petrolio, gas e altre risorse naturali.
Le conseguenze e le possibili soluzioni
Con l’aumento della popolazione e l’espansione delle città, il rischio di danni a strutture e infrastrutture aumenta in modo esponenziale. I potenziali danni sono considerevoli e richiedono un intervento tempestivo. Per affrontare la questione, gli esperti suggeriscono misure che includono la mitigazione delle inondazioni, l’adeguamento delle strutture vulnerabili e la limitazione delle nuove costruzioni nelle aree più a rischio.
Le azioni proposte mirano a garantire la sicurezza dei cittadini e a preservare le infrastrutture, evidenziando la necessità di un approccio proattivo nella gestione delle problematiche legate alla subsidenza.