
Nascosto per oltre un secolo sotto la sabbia, il santuario perduto di Frangissa è stato recentemente scoperto in una remota valle di Cipro, portando alla luce centinaia di statue antiche e nuovi elementi su un culto che risale all’Età del Ferro. Tra le scoperte, alcuni reperti hanno sorpreso persino gli archeologi: dei piedi giganti.
Scoperte archeologiche significative
Il sito, già identificato nel 1885 e poi dimenticato, ha riemergere rivelando oltre cento basi di statue votive e una quantità notevole di frammenti, che testimoniano un culto dedicato ad Apollo, le cui origini si possono far risalire almeno all’Età del Ferro. Alcuni dei resti ritrovati erano stati trascurati dai primi esploratori, considerandoli privi di valore, ma si sono rivelati di un’importanza inaspettata.
Reperti straordinari
Tra i reperti più straordinari, si trovano piedi scolpiti in pietra calcarea, con dimensioni enormi, che indicano chiaramente la presenza di statue colossali maschili, mai documentate fino ad ora nel sito. Fino a questo momento, opere simili erano conosciute solo in terracotta, come il famoso “Colosso di Tamassos“, attualmente esposto al Cyprus Museum. È probabile che statue di proporzioni monumentali abbiano dominato l’area sacra, affiancate da figure di cavalli, cavalieri, guerrieri e piccoli carri, tutti realizzati in terracotta o scolpiti nella pietra.
Intreccio culturale e pratiche religiose
Un aspetto particolarmente affascinante è l’intreccio culturale che emerge da questi ritrovamenti. Amuleti egizi in faience e perline in vetro marmorizzato sono stati rinvenuti insieme a iscrizioni in sillabario cipriota e in greco, una delle quali menziona i Tolomei, gli antichi sovrani ellenistici d’Egitto.
Evoluzione del santuario
Il santuario sembra aver attraversato secoli di storia, evolvendosi da semplice spazio votivo a luogo di aggregazione, con l’aggiunta di un cortile peristilio che suggerisce la possibilità di banchetti e incontri sociali. Questo ritrovamento non solo arricchisce la conoscenza storica della regione, ma offre anche nuove prospettive sul culto e le pratiche religiose di un’epoca remota.